L’unghia incarnita (o onicocriptosi – dal greco “unghia nascosta”) è una condizione dolorosa, spesso ricorrente, che colpisce individui di ogni età. Riassumiamo in cinque punti le caratteristiche principali di questo disturbo.
1) Un processo infiammatorio con vari livelli di gravità
È un disturbo dell’unghia caratterizzato dall’infiammazione a livello della piega ungueale laterale, che provoca gonfiore e dolore. Talvolta può complicarsi con una vera e propria infezione del margine dell’unghia (si parla in questo caso di paronichia). Nelle forme di lunga data, il processo infiammatorio provoca la formazione di tessuto in eccesso che prende il nome di granuloma. In casi rari ma gravi, soprattutto in persone con un sistema immunitario compromesso, l’infezione può estendersi fino a interessare la pelle (cellulite) o l’osso (osteomielite).
2) Come si sviluppa e si manifesta
Non è chiaro se l’evento determinante sia la crescita anomala dall’unghia all’interno della plica cutanea, oppure se si tratti di un’eccessiva proliferazione della cute a contatto con la superficie laterale dell’unghia. In ogni caso, il risultato è un contatto troppo stretto tra unghia e piega cutanea, con conseguente dolore che aumenta se si cammina o si indossano calzature. Inizialmente si presentano gonfiore e arrossamento locale; se l’infiammazione perdura a lungo, possono svilupparsi indurimento della cute, sovrainfezione con fuoriuscita di materiale purulento e formazione di tessuto di granulazione in eccesso.
3) Categorie a rischio e fattori predisponenti
È un disturbo piuttosto frequente (si stima che affligga dal 2,5 al 5% della popolazione). La fascia d’età più colpita è quella dei 20-30 anni, con una prevalenza nel genere maschile. L’unghia più frequentemente interessata è quella del primo dito del piede (alluce). Esistono diversi fattori predisponenti, tra i quali calzature troppo strette o dalla forma inadeguata, eccessiva sudorazione, traumatismi locali, malformazioni congenite (unghie molto spesse o incurvate), disturbi della deambulazione o errori nel taglio delle unghie. Alcune malattie sistemiche (diabete mellito, obesità, scompenso cardiaco) e certi farmaci sembrano aumentare il rischio di questo disturbo.
4) Diagnosi e trattamenti non chirurgici
La diagnosi è per lo più clinica, ma può essere completata con indagini radiologiche per escludere che alla base del processo ci sia un tumore dell’osso o della cartilagine (soprattutto negli individui più giovani). Nei casi a gravità lieve o intermedia il primo approccio terapeutico è conservativo: utilizzare calzature larghe o aperte, tagliare correttamente le unghie (ottenendo un margine dritto, evitando di arrotondare i contorni), trattare l’eccessiva sudorazione o l’eventuale onicomicosi, effettuare regolari pediluvi in acqua calda. Esistono poi diverse tecniche non chirurgiche che permettono di distanziare il margine cutaneo dal bordo dell’unghia, tra cui il “taping”, l’inserimento di filo interdentale, cotone o di un tubicino di plastica tra le due superfici.
5) Molteplici tecniche chirurgiche
Le opzioni chirurgiche vengono riservate ai casi più gravi o di lunga data. Sono disponibili diverse tecniche, adeguate a seconda del disturbo prevalente ed eseguite in anestesia locale. Alcune mirano ad eliminare l’unghia in eccesso: avulsione (ovvero rimozione) parziale o totale dell’unghia; asportazione chirurgica o distruzione tramite laser o crioterapia delle porzioni laterali della matrice ungueale (la parte che promuove la crescita dell’unghia); eliminazione della matrice ungueale tramite sostanze chimiche (quest’ultima tecnica sembra essere la più efficace nel lungo periodo). Altre tecniche si concentrano invece sulla rimozione della pelle in eccesso a livello della piega ungueale laterale, “liberando” l’unghia e riducendo il conflitto tra le due strutture.