Passiamo sempre più tempo con gli occhi incollati a uno schermo, è un dato di fatto. Che sia il computer, lo smartphone o la televisione, che lo facciamo per lavoro o per svago, il tempo che in media trascorriamo davanti a uno schermo sta aumentando a dismisura. Questo comportamento non è da demonizzare a tutti i costi: gli schermi sono veicolo di informazioni e possono offrire opportunità di istruzione, oltre che connessioni sociali. Senza gli schermi e la rete informatica sottostante, le nostre risorse anche in termini di conoscenze sarebbero oggi molto più limitate.
I bambini e gli schermi: le conseguenze dell’utilizzo eccessivo
Per quanto riguarda i bambini, però, il discorso è un po’ diverso. Anche nel loro caso, si è visto che negli ultimi anni l’utilizzo degli schermi ha preso sempre più piede: i piccoli passano sempre più tempo davanti a un dispositivo elettronico, cominciando fin dai primi mesi di vita. Tuttavia, alcuni studi recenti hanno dimostrato che un uso protratto di questi mezzi può essere dannoso. In particolare, uno studio pubblicato a gennaio scorso sull’autorevole rivista The Lancet ha analizzato il comportamento dei bambini in età prescolare e il tempo da loro impiegato a svolgere diverse attività (sonno, attività sedentarie, attivita fisica leggera o vigorosa), evidenziando un’associazione inquietante: si è visto che i bambini di 2-3 anni che trascorrevano molto tempo davanti a uno schermo (più di 3 ore al giorno) all’età di 5 anni erano più inclini a un comportamento sedentario e a praticare meno attività fisica. Questo dato, nel contesto di una società in cui l’inattività fisica è considerato uno dei maggiori fattori di rischio per mortalità, non è da sottovalutare: se la sedentarietà inizia prima, i danni conseguenti saranno verosimilmente più precoci e più gravi.
Non solo: il cervello in età infantile è estremamente plastico e viene condizionato dalle esperienze a livello strutturale. Uno studio del 2019 ha utilizzato la risonanza magnetica per evidenziare eventuali alterazioni nello sviluppo encefalico dei bambini di 3-5 anni: si è visto che l’utilizzo eccessivo di schermi condizionava negativamente lo sviluppo di aree del cervello relative all’alfabetizzazione e alle funzioni esecutive.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organization, WHO) ha rilasciato nel 2019 raccomandazioni ufficiali per garantire al meglio la salute dei bambini al di sotto dei 5 anni di età. In maniera molto pratica, queste linee guida dividono la giornata dei bambini in 24 ore e raccomandano quante di queste ore debbano essere impiegate nelle diverse attività: sonno, attività sedentaria (compreso l’uso di dispositivi elettronici), attività fisica leggera o moderata. A seconda dell’età, la suddivisione delle ore cambia: per esempio, per i bambini fino ai 3 mesi si raccomandano 14-17 ore di sonno, che scendono a 10-13 ore per i bambini di 3-4 anni. Al contrario, l’attività fisica raccomandata è di almeno 30 minuti per i bambini con meno di 1 anno di età, che crescono ad almeno 3 ore (di cui almeno 1 ora di attività fisica intensa) nei bambini di 3-4 anni.
La cosa interessante da notare è che, per ogni fascia di età, il tempo raccomandato per l’attività sedentaria e davanti allo schermo è di zero minuti, che dopo i 2 anni di età diventa “non più di 60 minuti” al giorno.
Ottimizzare il tempo speso nelle varie attività contribuisce alla salute fisica e mentale non solo in età infantile, ma anche nella successiva età adulta. Mentre si è dimostrato che l’attività fisica nei bambini agisca favorevolmente su molti parametri di benessere (come l’adiposità, la stuttura ossea, la salute cardiometabolica), la sedentarietà si è dimostrata invece dannosa sotto diversi profili, tant’è che molti Paesi (tra cui Usa, Canada e Australia) hanno prodotto raccomandazioni nazionali per limitare l’uso