Generalità
La poliomielite, o polio, è una patologia virale acuta ed estremamente contagiosa, che può colpire i nervi del sistema nervoso centrale e provocare forme temporanee o permanenti di paralisi.
A causare la poliomielite è un enterovirus chiamato poliovirus, la cui trasmissione tra gli esseri umani avviene soprattutto per via oro-fecale.
Per i malati di poliomielite, l’interessamento del sistema nervoso centrale può avere esito fatale; fortunatamente, però, questo fenomeno è molto raro (riguarda un 6% dei casi), mentre è molto più comune la forma lieve (o minore) della malattia, quella in cui il poliovirus si limita a invadere l’intestino.
Purtroppo, non esiste ancora una cura specifica contro la poliomielite; i pazienti, quindi, devono aspettare che la patologia faccia il suo decorso, affidandosi unicamente ai trattamenti sintomatici pianificati sulla base della gravità dell’infezione.
La mancanza di una cura specifica dà, necessariamente, un’estrema rilevanza alla prevenzione. Oggi, per prevenire la poliomielite, la vaccinazione è il mezzo più efficace in assoluto.
Cos’è la poliomielite?
La poliomielite, o semplicemente polio, è una malattia infettiva virale estremamente contagiosa e dal carattere acuto, che può invadere e danneggiare i nervi del sistema nervoso centrale, e indurre la parziale o totale paralisi dei muscoli del corpo.
La poliomielite è una condizione potenzialmente mortale.
Epidemiologia
Oggi, la poliomielite è molto rara, soprattutto nei Paesi industrializzati, ma un tempo, prima dell’avvento del primo vaccino anti-polio (1955), era un’infezione virale diffusa in tutte le parti del globo, soprattutto tra i più giovani, e temuta dall’intera popolazione mondiale.
La bassa incidenza attuale della poliomielite è frutto di un programma di eradicazione di questa malattia, iniziato nel 1988 e pianificato da OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), UNICEF e Fondazione Rotary. In questi ultimi anni, il suddetto programma (che consiste nella vaccinazione di massa) è stato così efficiente, che ha portato a una riduzione dei casi di poliomielite del 99%.
Secondo quanto riportano le statistiche, il numero di casi mondiali di polio è sceso da 350.000, nel 1988, a 483, nel 2001, fino ad arrivare a 42, nel 2016.
Attualmente, la poliomielite rappresenta ancora una minaccia reale in Paesi come Afghanistan, Nigeria, Pakistan e India, dove i programmi di vaccinazione anti-polio non sono ancora all’avanguardia.
Cause
Essendo una malattia infettiva virale, la poliomielite è il risultato dell’azione di un virus.
Per la precisione, il virus che causa la poliomielite è il cosiddetto poliovirus.
Il Poliovirus
Il Poliovirus è un agente virale appartenente al genere degli enterovirus umani (N.B: gli stessi virus che causano il virus intestinale) e alla famiglia dei picornavirus.
Dotato di capside, il poliovirus possiede un genoma a RNA a singola elica, composto da 7.500 nucleotidi circa.
In natura, esistono tre sierotipi diversi di poliovirus, denominati PV1, PV2 e PV3; a distinguere i vari sierotipi è la composizione proteica del capside.
Quando invade un ospite, il poliovirus si comporta esattamente come tutti gli altri enterovirus umani: s’insedia nell’intestino e, solo una volta raggiunta tale sede, comincia a replicarsi dando manifestazione della sua presenza in modo più o meno evidente.
Come si vedrà più ampiamente nel capitolo dedicato ai sintomi, il poliovirus può:
- Limitarsi a invadere il tratto intestinale e causare una viremia transitoria, asintomatica o lievemente sintomatica
oppure
- Diffondersi, dopo l’invasione dell’intestino e il passaggio nel sangue, al sistema nervoso centrale, intaccandolo in modo più o meno profondo e più o meno permanentemente.
TEMPI DI INCUBAZIONE…
Il periodo di incubazione del poliovirus (cioè il tempo che deve trascorrere dalla prima esposizione al poliovirus alla comparsa dell’eventuale sintomatologia) oscilla tra i 6 e i 20 giorni, anche se è bene precisare che può essere ulteriormente più breve (minimo 3 giorni) o ulteriormente più lungo (massimo 35 giorni).
… E ALTRE CURIOSITÀ
Da dopo il contagio, il poliovirus risulta presente nelle feci e nella saliva dell’individuo infetto, rispettivamente, per diverse settimane e per alcuni giorni.
Nei Paesi del Mondo a clima temperato, il poliovirus è stagionale: il picco delle infezioni, infatti, si osserva in estate e in autunno. Nelle aree geografiche a clima tropicale, invece, il poliovirus è attivo praticamente durante tutte le stagioni dell’anno.
Come avviene la trasmissione del poliovirus
Il poliovirus è un microrganismo la cui trasmissione tra essere umano ed essere umano può avvenire:
- Per via oro-fecale (trasmissione oro-fecale). I medici parlano di trasmissione oro-fecale quando, complici misure igienico-sanitarie inadeguate, un agente patogeno passa, in qualche modo, dall’apparato digerente di una persona infetta all’apparato digerente di una persona sana.
Per esempio, è un caso di trasmissione oro-fecale la circostanza in cui un individuo infetto contagia un individuo non infetto, preparando per quest’ultimo del cibo con le mani non adeguatamente lavate dopo la defecazione.
La trasmissione oro-fecale rappresenta, in assoluto, la più comune modalità di trasmissione del poliovirus. - Per contatto con muco, saliva o catarro appartenenti a un individuo infetto e contenenti, ovviamente, il patogeno virale. È una via di trasmissione poco comune, tuttavia possibile.
- Per il semplice contatto tra una persona infetta e una persona non infetta. È un’altra via di trasmissione del poliovirus decisamente poco comune.
Sintomi e complicanze
Per approfondire: Sintomi Poliomielite
Le complicanze neurologiche e le potenziali conseguenze mortali della poliomielite fanno di quest’ultima una malattia molto temuta. È bene, tuttavia, precisare che, nella maggior parte dei casi, la polio è una condizione asintomatica o solo lievemente sintomatica, risultando così simile a tante altre infezioni molto meno pericolose.
In merito al possibile decorso della poliomielite e alla sua aggressività, le più attendibili indagini mediche sono abbastanza chiare e riportano che:
- In poco più del 70% dei casi clinici, la polio è un’infezione asintomatica (ossia priva di sintomi), che spesso fa il suo corso all’insaputa della persona infetta;
- In circa il 24% dei casi clinici, la poliomielite è responsabile, in maniera del tutto transitoria, di sintomi simil-influenzali e altri segni che accumunano moltissime infezioni non pericolose;
- In circa il 5% dei casi clinici, la polio produce una forma di meningite asettica, caratterizzata da un quadro sintomatologico ben preciso;
- Infine, in un esiguo 1% dei casi clinici, la poliomielite è causa di lesioni neuronali estremamente gravi, che possono determinare la morte del malato per effetto della paralisi permanente di alcuni importanti muscoli del corpo umano.
Secondo quanto riporta la comunità medico-scientifica, e in base a quanto riferito dai testi di medicina, la poliomielite asintomatica e la poliomielite lievemente asintomatica rientrano sotto la dicitura di poliomielite minore o poliomielite subclinica; la poliomielite che causa la meningite asettica è identificata con il termine di poliomielite non paralitica; infine, la poliomielite che produce danni neurologici e provoca paralisi è detta poliomielite paralitica.
Poliomielite minore o subclinica
Quando è sintomatica, la poliomielite minore o subclinica provoca sintomi di lieve rilevanza clinica, quali:
- Affaticamento;
- Dolore addominale;
- Nausea e vomito;
- Diarrea e/o stipsi;
- Febbre lieve (febbricola);
- Irritabilità;
- Mal di gola;
- Malessere generale.
Quando presenti, questi sintomi permangono generalmente per una settimana.
Poliomielite non paralitica
Caratterizzata da meningite asettica, la poliomielite non paralitica produce un quadro sintomatologico ben preciso, che comprende:
- Cefalea;
- Dolore e senso di rigidità al collo e alla schiena;
- Forte dolore addominale;
- Febbre;
- Letargia;
- Vomito;
- Debolezza muscolare generalizzata;
- Dolore e senso di rigidità alle braccia e alle gambe.
In questi frangenti, il poliovirus ha raggiunto il sistema nervoso centrale, senza però aggredirlo in maniera profonda.
Di norma, la suddetta sintomatologia persiste per 7-10 giorni, dopodiché inizia la fase di recupero.
Poliomielite paralitica
La poliomielite paralitica si manifesta, inizialmente, con una sintomatologia simile a quella di una normale influenza; quindi, dopo circa una o due settimane, comincia a produrre sintomi quali:
- Perdita di riflessi;
- Dolori muscolari importanti;
- Incapacità di deambulazione;
- Perdita temporanea della sensibilità cutanea;
- Spasmi muscolari;
- Paralisi flaccida.
La paralisi flaccida è la conseguenza più grave della poliomielite paralitica, perché può pregiudicare la capacità di controllo dei muscoli respiratori e deglutitori e, in conseguenza di ciò, aumentare esponenzialmente il rischio di insufficienza respiratoria e di fenomeni di soffocamento da cibo.
Non è un caso che, tra i malati di poliomielite, siano proprio l’insufficienza respiratoria e gli episodi di soffocamento le principali cause di morte.
COME LA POLIOMIELITE PARALITICA È CAUSA DI PARALISI FLACCIDA
Quando la poliomielite produce la paralisi dei muscoli del corpo, significa che il poliovirus ha raggiunto il sistema nervoso centrale e ha invaso i motoneuroni di encefalo e/o midollo spinale, causandone una grave alterazione della funzione o addirittura la distruzione.
L’invasione che il poliovirus compie nei confronti dei motoneuroni del sistema nervoso centrale non ha sempre le stesse conseguenze; i muscoli che vanno incontro a paralisi, infatti, variano a seconda della porzione di encefalo o midollo spinale interessata dal virus della polio.
Inoltre, la paralisi può avere carattere temporaneo o permanente, a seconda che l’invasione virale abbia procurato danni temporanei o permanenti.
I SOTTOTIPI DI POLIOMIELITE PARALITICA
Gli esperti riconoscono tre sottotipi (o forme) di poliomielite paralitica:
- La polio spinale. Insorge quando il poliovirus invade i motoneuroni del midollo spinale.
Effetti: perdita di controllo dei muscoli di tronco e arti, e dei muscoli intercostali.
Altro: sottotipo di poliomielite paralitica più comune. - La polio bulbare. Risulta quando il poliovirus invade i motoneuroni del midollo allungato (bulbo) del tronco encefalico.
Effetti: indebolimento dei muscoli sotto il controllo dei nervi cranici, encefalite, difficoltà respiratorie e deglutitorie, e problemi di linguaggio.
Altro: copre il 2% dei casi di poliomielite paralitica. - La polio bulbo-spinale (o poliomielite respiratoria). Compare quando il poliovirus invade i motoneuroni della porzione cervicale del midollo spinale e i motoneuroni del midollo allungato del tronco encefalico.
Effetti: gravi problemi di deglutizione e gravi deficit respiratori (questi sono dovuti all’interessamento del nervo frenico, che controlla il diaframma).
Altro: copre il 19% dei casi di poliomielite paralitica.
Complicanze
Oltre ai possibili effetti drammatici sulle capacità di respirazione e su quelle di deglutizione, la poliomielite paralitica può comportare l’insorgenza di deformità e conseguenti disabilità a livello di anche, caviglie e piedi, nonché problemi come l’ileo paralitico, le infezioni urinarie, il cuore polmonare, la miocardite ecc.
A tutto ciò bisogna aggiungere, poi, la possibilità che ha la poliomielite (in qualsiasi forma si presenti) di scatenare, a distanza di anni, una condizione nota come sindrome post-polio.
SINDROME POST-POLIO: COS’È?
Con il termine “sindrome post-polio”, i medici intendono quell’insieme di segni e sintomi, spesso altamente invalidanti, che affliggono alcuni soggetti diversi anni dopo (talvolta anche 35 anni dopo) la guarigione dalla poliomielite.
Quest’insieme di segni e sintomi comprende:
- Mialgia (dolore ai muscoli) e artralgia (dolore alle articolazioni) progressive, associate a debolezza;
- Senso di affaticamento cronico;
- Tendenza a stancarsi con facilità, anche dopo sforzi minimi;
- Apnee notturne;
- Atrofia muscolare;
- Difficoltà ad addormentarsi;
- Difficoltà respiratorie e deglutitorie;
- Scarsa tolleranza al freddo;
- Problemi cognitivi, quali difficoltà di concentrazione e deficit di memoria;
- Depressione e alterazioni dell’umore.
Attualmente, non è ancora chiaro con quale percentuale di incidenza la sindrome post-polio colpisca gli ex malati di poliomielite; le statistiche in merito, infatti, riportano dati contrastanti: secondo alcune, la sindrome post-polio interesserebbe un 25% degli ex malati di polio; secondo altre, invece, riguarderebbe ben più del 50% degli ex pazienti.
Prevenzione
L’arma migliore per difendersi da una malattia incurabile come la poliomielite è la prevenzione per mezzo di un apposito vaccino.
Attualmente, il vaccino antipoliomielite praticato nei Paesi maggiormente all’avanguardia è il cosiddetto vaccino inattivato antipolio, in quanto protegge efficacemente da tutti e tre i sierotipi di poliovirus (PV1, PV2 e PV3) ed è sicuro, anche per chi presenta un sistema immunitario debole.
In Italia così come negli Stati Uniti, nel Regno Unito ecc., la vaccinazione contro la polio è un ciclo terapico che prevede 4 somministrazioni, di cui 3 da eseguire soltanto nel primo anno di vita e l’ultima al V-VI anno.
In linea teorica, la copertura vaccinale, offerta dal vaccino inattivato antipolio, dura tutta la vita.
Tra i vaccini inattivati antipolio più famosi, figurano: Infanrix Hexa, Infanrix Penta, POLIOVAX-IN IMSC 1 F 1 ML e IMOVAX POLIO 1SIR 0,5 ML.