Nel corso del primo lockdown, c’è stato un aumento significativo dei disturbi alimentari da fame emotiva e alimentazione incontrollata. A rivelarlo è uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Padova, in collaborazione con l’Università di Losanna e la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, e pubblicato sulla rivista “Appetite“.
Che cos’è la fame emotiva
Ma in cosa consiste esattamente lo studio? I ricercatori hanno analizzato gli indici di fame emotiva, cioè la tendenza a mangiare quando si è in preda allo stress o alla tristezza, e la frequenza delle abbuffate compulsive, in cui si assumono grandi quantità di cibo in un tempo relativamente breve, in molti casi senza avere il controllo su cosa e quanto si sta mangiando.
Fase 1 o fase 2, quale il periodo più difficile?
Ma, a differenza di altri studi, il team di ricercatori ha preso in considerazione non solo la fase più restrittiva del lockdown, ma anche la fase 2, ovvero quando c’è stato un allentamento delle misure. Hanno partecipato allo studio 365 persone, di età compresa tra i 18 e i 74 anni, provenienti da tutta Italia, che hanno risposto anche a domande relative alla loro abitazione, al loro lavoro e al rapporto con le persone con cui hanno convissuto durante il lockdown. Per studiare l’impatto delle restrizioni sulle abitudini alimentari, è stato effettuato un sondaggio online per indagare lo stato fisico, psicologico, emotivo e sociale dei partecipanti.
Che cos’è l’alessitimia
Secondo quanto osservato dagli studiosi, un elevato livello di ansia e depressione, insieme a una peggiore qualità della vita e delle relazioni sociali, hanno portato a maggiore fame emotiva. Allo stesso modo, alti livelli di stress si sono risolti in episodi di abbuffate compulsive. Ma a emergere dallo studio è un altro dato interessante, che prendere in considerazione un fattore spesso trascurato: l’alessitimia, ovvero la difficoltà di alcuni individui nell’identificare i propri sentimenti e distinguere tra sensazioni emotive e fisiche.
“Persone con alti livelli di alessitimia – spiega Marilena Aiello della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste – hanno mostrato maggiori probabilità di incorrere in episodi di fame emotiva“. Un altro importante dato è emerso dallo studio: infatti, i comportamenti alimentari disfunzionali sono stati più frequenti durante la Fase 1 del lockdown, rispetto alla Fase 2, “mostrando che introdurre alcune deroghe nelle regole di quarantena può aiutare le persone a reagire con un minore malessere emotivo“.
Gli effetti negativi del lockdown
Sebbene le restrizioni si siano rivelate necessarie per arginare il contagio, le conclusioni dello studio sottolineano la necessità di misure sanitarie e nutrizionali per mitigare l’impatto degli effetti negativi delle restrizioni. “Questi effetti sono stati evidenziati su partecipanti sani, senza precedenti clinici di disturbi dell’alimentazione“, spiega Sofia Adelaide Osimo, dell’Università di Losanna. E aggiunge: “Questo ci mostra che misure di contenimento quali il lockdown, per quanto necessarie per contenere l’epidemia, hanno degli effetti negativi sulla salute mentale e sul comportamento alimentare dei cittadini“.