L’epistassi, o sanguinamento dal naso, è una condizione frequente che può manifestarsi in forma lieve o con presentazioni cliniche allarmanti. Riassumiamo in cinque punti le caratteristiche principali di questo disturbo.
1) Si tratta di un sanguinamento originante da vasi che perfondono il naso
Il naso è un organo di senso che riceve un cospicuo flusso sanguigno da parte di diversi vasi. Quando si verifica un sanguinamento, la causa è quasi sempre (80-90% dei casi) da attribuirsi all’insieme di vasi che perfonde la porzione anteriore del naso (detto plesso di Kiesselbach); quando tali vasi vengono lesionati, il sangue fuoriesce principalmente dalle narici. Più raramente è responsabile il circolo vascolare posteriore: in questo caso il sangue, oltre a fuoriuscire da entrambe le narici, può colare all’indietro lungo la faringe, provocando nausea e vomito, oppure inalazione nelle vie aeree.
2) È un disturbo frequente e recidivante
Si stima che, nel corso della vita, circa il 60% della popolazione mondiale soffrirà di questo disturbo. Le fasce d’età maggiormente colpite sono quella infantile (tra i 2 e i 10 anni) e l’età adulta avanzata (tra i 50 e gli 80 anni). Si tratta per la maggior parte di forme lievi e non pericolose, ma il disturbo può recidivare e condizionare la qualità della vita di chi ne è affetto.
3) Può essere un fenomeno primitivo o secondario
L’epistassi è principalmente “primitiva”, ovvero non provocata da fattori scatenanti: nell’85% dei casi circa si tratta di persone predisposte a tale disturbo, senza che siano individuabili chiari elementi causali. In una minor percentuale di casi, l’epistassi è invece “secondaria”: traumi locali, precedenti interventi chirurgici, tumori, anomalie della vascolarizzazione, utilizzo di sostanze stupefacenti inalatorie, alterati valori di coagulazione spontanei o secondari all’utilizzo di farmaci sono tutti fattori potenzialmente determinanti. Inoltre, l’epistassi è significativamente più frequente nei mesi invernali: questo è dovuto alle basse temperature e al riscaldamento domestico, che rendono più secca e fragile la mucosa nasale, aumentando il rischio di sanguinamento.
4) La diagnosi è principalmente clinica
La valutazione specialistica otorinolaringoiatrica, con strumenti appositi, è fondamentale per identificare la fonte del sanguinamento (anteriore o posteriore). È inoltre necessario indagare i possibili fattori favorenti o precipitanti. Una particolare menzione merita l’ipertensione arteriosa: nonostante elevati valori pressori siano spesso presenti in corso di epistassi, non è stata finora rilevata una relazione causale tra i due fenomeni, ma è possibile che esistano alterazioni vascolari che li accomunano. Gli esami di laboratorio non sono sempre necessari, ma possono aiutare a individuare la causa del sanguinamento, soprattutto nei casi apparentemente privi di fattori scatenanti.
5) La terapia differisce a seconda del tipo di sanguinamento
Quando l’epistassi si verifica al di fuori di una struttura sanitaria, è consigliabile piegare la testa in avanti per ridurre l’ingestione o inalazione di sangue. Poiché nella maggior parte dei casi si tratta di sanguinamento anteriore, è raccomandato comprimere la porzione cartilaginea del naso per alcuni minuti, al fine di tamponare l’emorragia. Se nonostante queste precauzioni il sanguinamento persiste, può essere necessario cercare assistenza medica. Il sanguinamento nasale anteriore, oltre a rappresentare la forma più frequente, è fortunatamente anche la più semplice da trattare poiché i vasi coinvolti sono più piccoli e facilmente accessibili: il posizionamento di un tampone e/o di farmaci che fermano il sanguinamento sono spesso sufficienti. Se il fenomeno non si arresta o recidiva, può essere necessario cauterizzare (ovvero bruciare con tecniche apposite) i vasi sanguigni responsabili. L’epistassi posteriore è più difficile da identificare e da arrestare: in questi casi si tenta di fermare l’emorragia inserendo tamponi o appositi palloncini, che vengono gonfiati una volta inseriti nella cavità nasale posteriore. Se anche questa metodica è inefficace, può rendersi necessario l’intervento chirurgico.