Si parla di epatite quando il fegato è infiammato. “Epatite” deriva infatti dal termine greco hêpar, che significa fegato, mentre il suffiso -ite ci ricorda che siamo in presenza di un processo infiammatorio.
Esistono numerose forme di epatite, classificate in due grandi gruppi:
- epatiti infettive
- epatiti non infettive
Nel primo gruppo sono incluse le forme di epatite causate da infezioni, quindi da microrganismi patogeni; le più conosciute vengono indicate con le prime cinque lettere dell’alfabeto; abbiamo quindi l’epatite A, la B, la C, la D e la E. Ognuna di queste è causata da un virus specifico, anch’esso identificato dalla sigla HV (Hepatitis Virus) accompagnata dalla specifica lettera dell’alfabeto; ad esempio il virus HAV è responsabile dell’epatite A, l’HBV dell’epatite B e via discorrendo.
Oltre a questi virus, le epatiti infettive possono essere causate da altri microrganismi; è il caso, ad esempio, del citomegalovirus (CMV), del virus di epsteinBarr (EBV, responsabile della mononucleosi), del virus della varicella e dell’herpes zoster (VZV) e del virus dell’herpes simplex (HSV). Queste forme di epatite sono comunque abbastanza rare e colpiscono perlopiù soggetti immunodepressi, quindi con un sistema immunitario indebolito.
L’epatite può essere causata anche dall’ingestione di sostanze tossiche (abuso di alcol, farmaci, funghi velenosi come l’Amanita phalloides), da malattie autoimmuni e fattori metabolici (morbo di Wilson, deficit di α-1 tripsina).
- In Italia e nei paesi industrializzati, le epatiti sono causate soprattutto dall’abuso di alcol. Tuttavia, esiste un altro fattore di rischio emergente, rappresentato dalla cosiddetta steatosi epatica o fegato grasso; in pratica, a causa degli eccessi alimentari, della sedentarietà e del sovrappeso, il fegato tende a infarcirsi di grasso e ciò può determinarne l’ingrossamento e l’infiammazione.
- Nei Paesi in via di sviluppo prevalgono invece le forme infettive, che sono comunque comuni anche in Italia e negli altri Paesi industrializzati.