Non tutti siamo uguali nella capacità di trasmettere il virus. È questo il motivo per cui, di fronte all’arretramento progressivo dei contagi, è ancora più importante non abbassare la guardia.
Quando si parla di come – e quanto – il nuovo coronavirus
i diffonde all’interno della popolazione, sentiamo sempre nominare l’ormai famoso concetto di R0, che ci dice il numero di persone che, in media, vengono infettate da un malato. Prima del lockdown, questo numero per SARS-CoV-2 è stato calcolato essere fra 2,5 e 3; il senso delle misure di restrizione adottate è stato proprio quello di ridurlo per farlo diventare minore di 1, valore sotto il quale l’epidemia, progressivamente, si riduce fino a spegnersi. Se, però, andiamo a vedere come si comporta il virus nella vita reale, si può ipotizzare che ci siano alcuni individui che ne infettano molti e altri che, invece, non diffondono la malattia o comunque lo fanno in minor misura. Questo è un fattore importante, ancora poco conosciuto per SARS-CoV-2, che soprattutto in questa fase di riapertura deve essere strettamente monitorato.
K, il fattore di dispersione
Questo è il motivo per cui, a fianco di R0, si utilizza anche un altro parametro per descrivere la diffusione del contagio, detto “fattore di dispersione k”. Questo descrive se e quanto il contagio si concentri intorno a un limitato gruppo di persone. In altre parole, ci dice quanto è alto il rischio che pochi individui ne infettino molti. Minore è il valore di k, maggiore è il rischio che poche persone ne contagino tante. Per esempio, per altri coronavirus cugini di SARS-CoV-2 (i virus della SARS e della MERS), questo fattore era molto basso, perché il ruolo della grande diffusione del virus da parte di pochi era consistente. Si parla, infatti, di “super-spreader” o super diffusori dell’infezione: sono persone che possono trasmettere il virus più velocemente e a più soggetti rispetto ad altri.
Il valore di k per SARS-Cov-2 non si conosce ancora con precisione: in alcuni casi si è stimato essere un pochino più alto di SARS e MERS, in altri meno. In ogni caso questo virus, al pari dei suoi cugini, sembra riconoscere un importante ruolo dei super-diffusori di malattia e della trasmissione a molti da parte di pochi. Usando la spesso abusata metafora dell’incendio, potremmo dire che un numero limitato di scintille ha la capacità di riaccendere ampi focolai.
Alcuni esempi di super-diffusione
Di questa tipologia di diffusione di Sars-CoV-2 abbiamo diversi esempi. Nello Stato di Washington, negli Stati Uniti, il 10 marzo sessantuno persone si sono ritrovate per cantare in un coro, condividendo uno spazio chiuso per due ore e mezza. Uno di essi era infetto e nella settimana seguente sono stati cinquantatré i membri del gruppo che si sono ammalati, dei quali tre hanno avuto necessità di cure ospedaliere e due sono morti. Un altro esempio è quello di sessantacinque persone contagiate dopo una lezione di Zumba in Corea del Sud.
Situazioni simili sono state descritte in altri ambienti, come asili, chiese, ristoranti, ospedali o carceri. Tutti esempi di come il virus si possa diffondere a molte persone strettamente connesse fra loro. Se questa tipologia di diffusione venisse confermata e fosse quella prevalente, potrebbe spiegare il motivo per cui il virus ci abbia messo del tempo a diffondersi nel mondo dopo l’inizio dell’epidemia a Wuhan. Probabilmente, infatti, alcuni casi che si sono manifestati molto presto (come quelli in Francia della fine di dicembre 2019 poi riportati a inizio di maggio) non sono riusciti a propagarsi.
Una questione ancora aperta
Il motivo per cui il nuovo coronavirus prediliga questa modalità di diffusione non si conosce ancora. Probabilmente, alla base, ci sono molti fattori. Uno, per esempio, potrebbe riguardare le sue modalità di trasmissione. Sappiamo bene che, nella maggior parte dei casi, questo virus si trasmetta attraverso i cosiddetti “droplet”, ossia le goccioline di saliva di media grandezza che vengono emesse dalle persone, per esempio parlando o starnutendo. Queste goccioline, essendo più grandi, tendono a cadere entro un metro di distanza. È stata descritta, però, anche la trasmissione per via aerea attraverso goccioline di saliva che sono molto più piccole e che possono, quindi, rimanere sospese nell’aria per più tempo: una modalità che si verifica prevalentemente in luoghi chiusi e maggiormente affollati, che potrebbe in parte spiegare perché alcuni individui ne possono infettare molti altri. Il fenomeno della super-diffusione, infatti, avviene maggiormente nei luoghi chiusi. Ma potrebbero anche entrare in gioco alcune caratteristiche individuali: si è visto che alcune persone diffondo il virus più a lungo di altre, forse per le differenze nella risposta immunitaria di ognuno. Oppure ci sono individui con un maggior numero di contatti sociali (pensiamo per esempio a un medico o un infermiere, che visitano molti pazienti, ma non solo) o sono meno attenti a lavarsi frequentemente le mani.
Capire le modalità di diffusione di un virus è fondamentale. Innanzitutto i Paesi che si avvicinano alla vittoria contro questo nemico devono considerare la possibilità della super-diffusione, perché altrimenti il rischio che si perda tutto quello che si è guadagnato attraverso pesanti sacrifici è alto. Tenere a mente questo fenomeno e cercare di capire quali sono i luoghi in cui la super-diffusione del virus potrebbe avvenire permetterebbe di prevenire questo evento, con provvedimenti mirati ed evitando di chiudere intere aree delle città. Per questo è cruciale il sistema di isolamento dei casi e tracciamento dei contatti. In altre parole, i casi devono essere individuati come anche tutte le persone con le quali sono entrati in contatto. Solo così i contagi potranno essere mappati e potrà avvenire la totale comprensione delle modalità di diffusione di questo virus, che concorrerà a permettere il controllo dell’infezione e, quindi, il miglioramento delle nostre vite.
Siamo riusciti a limitare e a far regredire un incendio che ha già fatto danni enormi. L’abbiamo fatto a prezzo di immensi sacrifici da ogni punto di vista. Ognuno di noi potrà essere una scintilla in questa ripartenza. Conoscere queste cose ci aiuta a non abbassare la guardia.