Alcuni alimenti che interagiscono con i farmaci, scopriamo quali sono quelli da evitare. Quando seguiamo una cura, dovremmo stare particolarmente attenti anche all’alimentazione. Dei cibi, infatti, possono interferire con l’azione dei principi attivi contenuti nei medicinali, rappresentando delle combinazioni pericolose per la nostra salute. Non soltanto in alcuni casi rischiamo di rendere inefficace la terapia, ma alcuni alimenti, attraverso le sostanze in essi contenute, possono aumentare il rischio che si presentino effetti collaterali. Vediamo più in particolare a che cosa dovremmo prestare attenzione.
Coloro che assumono farmaci indicati per abbassare la pressione del sangue dovrebbero ricordarsi di non mangiare le banane ed altri cibi ricchi di potassio, come gli ortaggi a foglia verde. Il rischio sarebbe quello di andare incontro a palpitazioni cardiache. Le banane, inoltre, poiché contengono tiramina, potrebbero rendere inefficace l’azione di alcuni farmaci antidepressivi.
Gli spinaci possono rendere inutili gli effetti dei farmaci anticoagulanti, perché contengono sostanze che favoriscono l’aumento della densità del sangue. Secondo gli esperti, chi assume questi medicinali non dovrebbe esagerare con il consumo di spinaci, ma limitarsi ad una piccola porzione non più di 2 volte alla settimana.
Il succo di pompelmo ha molte proprietà e tanti benefici, ma il suo alto contenuto di vitamina C e di potassio potrebbe interferire con alcuni enzimi intestinali. Bisogna fare attenzione, se si assumono farmaci come le statine, gli immunosoppressori e le benzodiazepine.
Il succo di mirtilli rossi può essere un vero e proprio toccasana per il trattamento delle infezioni che interessano le vie urinarie. Questa bevanda, però, contiene delle sostanze che potrebbero rendere più intensi gli effetti dei farmaci utilizzati per contrastare il colesterolo.
I cereali integrali sono ricchi di fibre e quindi contribuiscono a rallentare i processi di svuotamento dello stomaco. Questo potrebbe essere pericoloso, perché potrebbe rendere meno veloce l’assorbimento dei principi attivi dei farmaci, come, per esempio, nel caso degli antibiotici.
La caffeina può interagire con vari medicinali. Interferendo con i broncodilatatori, può provocare nervosismo e tachicardia. Può essere pericolosa anche se assunta insieme agli antibatterici e agli antipsicotici.
L’alcol può amplificare o ridurre l’effetto di molti farmaci. Nel caso degli antistaminici aumenta la sonnolenza, se si assumono analgesici e antipiretici aumenta la probabilità di incorrere in danni al fegato e nel sanguinamento gastrico. Interagendo con i broncodilatatori, può provocare nausea, vomito, mal di testa e irritabilità. Se si assumono antimicotici, bisogna stare attenti perché si potrebbe incorrere nell’aumento del battito cardiaco. Inoltre l’alcol può causare problemi anche nel caso in cui si è sotto cura con farmaci antiansia, antidepressivi, antipsicotici, sedativi e ipnotici.
I broccoli sono ricchi di vitamina K e non andrebbero consumati, se si assumono antagonisti della vitamina K o anticoagulanti, perché i farmaci potrebbero risultare meno efficaci.
L’aglio ha molte proprietà benefiche, però chi assume anticoagulanti dovrebbe prestare attenzione anche alla sua assunzione, perché questo alimento, se mangiato in dosi eccessive, può aumentare il rischio di sanguinamento. Lo stesso discorso vale per lo zenzero e per il ginseng.
Non si dovrebbero consumare il latte o suoi derivati in corrispondenza dell’assunzione di antibatterici chinolonici, come ciprofloxacina, levofloxacina e moxifloxacina. Lo stesso vale per i succhi di frutta arricchiti da calcio.
Il cioccolato non dovrebbe essere assunto nel caso in cui prendiamo dei farmaci contro l’ulcera, in quanto è sconsigliato in presenza di questa patologia. Al contrario il cioccolato sarebbe in grado di potenziare l’effetto degli antidepressivi SSRI, agendo sui circuiti cerebrali della serotonina.
Da evitare il cioccolato in compresenza di farmaci MAO inibitori, che sono utilizzati nel trattamento del Parkinson, perché si potrebbe incorrere in una crisi ipertensiva.